Rieccoci a ripercorrere i principali passaggi politici della Bari
contemporanea, con riferimento ai primi cittadini della sua storia. Se nella
precedente ‘puntata’, però, ci siamo soffermati più che altro su alcune
determinanti personalità dell’immediato periodo successivo all’Unità d’Italia e
poi del primo Novecento fino alla prima guerra mondiale ed al fascismo, ecco
ora, invece, il ricordo di alcune fasi politiche della lunga stagione
repubblicana (non solo, dunque, i sindaci), oltre chiaramente ai rimandi alle
persone in carne ed ossa. Ci eravamo lasciati con Giuseppe Bottalico
e poi con la carismatica figura di Araldo di Crollalanza, podestà e ministro fascista, due stagioni simboliche ed anche
drammatiche della prima metà del XX secolo, ossia il periodo bellico
(1915-1918) ed il ventennio mussoliniano, di cui peraltro il barese di
Crollalanza fu uno stimato esponente a livello nazionale. Nonostante
l’esistenza e le radici di una Bari, sin dai primordi del regime, anche antifascista, dopo la guerra civile 1943-45, la città optò per soluzioni
moderate o conservatrici: si pensi ai sindaci dei primi '50. Verrà poi la
stagione, negli anni Sessanta, dell'avvocato e sindaco socialista Giuseppe
Papalia, del centrosinistra e dunque, pian piano, della legittimità anche
del Pci ad entrare, almeno, in una logica di potere amministrativo. Ma la città
resterà divisa, essenzialmente, tra Psi e Dc. E con la morte di Aldo Moro, in
Puglia, il richiamo moroteo al centrosinistra unito resterà solo ideale: i
gruppi interni alla Dc si sfalderanno quasi subito. In questo quadro nascerà il
vero patto di potere Dc-Psi: quasi sempre, il Comune ai socialisti (specie per un decennio, con sindaco De Lucia), la
Provincia alla Dc. Eppure, nonostante i successi elettorali, il Psi a Bari
ha avuto relativamente pochi sindaci. Dopo l’esperienza importante del citato Papalia,
primo cittadino con legami a Gioia del Colle, sindaco per meno di un anno agli
albori del decennio ‘60, significativo esempio, anche italiano, di
centrosinistra, bisognerà attendere i primi ’80 per rivedere un esponente del
Garofano su corso Vittorio Emanuele: appunto Francesco De Lucia, classe ’34. De Lucia è
stato sindaco per nove anni, quasi un’unicità per il vecchio sistema
politico ante riforma grazie alla famosa legge 81 del 1993. A seguire una
donna, nel 1992: Daniela Mazzucca, primo cittadino dal gennaio al novembre di
quell’anno (con unanime apprezzamento). Ultimo sindaco socialista a Palazzo di
Città, tra il ’94 e il ’95, sarà Giovanni Memola, davvero ormai agli
ultimissimi battiti di vita del partito in Terra di Bari. Ancora sul
sindaco Psi Papalia. Fu celebre, infatti, un episodio che lo vide protagonista:
siamo nel maggio del 1960 quando l’arcivescovo di Bari Enrico Nicodemo arrivò,
addirittura, ad impedire al sindaco la partecipazione alla processione in onore
di San Nicola, in base al decreto del Sant’Uffizio che estese anche ai
socialisti la scomunica già prevista per i comunisti (1949, con Pio XII, poi
riconfermata dieci anni dopo da Giovanni XXIII). Il centrosinistra non
piacque Oltretevere, è noto. Altri tempi, altri vescovi. Non sappiamo se sia
corretto dire anche altri papi, giacché il pontefice di quei tempi, appunto il
bergamasco Roncalli, Giovanni XXIII, sfugge all’immagine del papa ‘inquisitore’
o tradizionalista, nonostante posizioni non certo sempre concilianti verso le
sinistre. Tornando alle cose di casa nostra, interessante un altro aspetto.
Restò infatti sullo sfondo il Pci, in Italia il più grande partito comunista
occidentale, i cui eredi saliranno a Palazzo di Città solo dopo. Un partito che,
figlio a livello pugliese della grande eredità del cerignolano Giuseppe Di
Vittorio, si fece però subito interclassista, in Puglia e altrove, riuscendo
anzi a captare talvolta il meglio della borghesia intellettuale, puntando anche
ad una mirabile capacità pervasiva -figlia del discorso di "egemonia"
gramsciana delle strutture del potere culturale- tra gli ambiti accademici,
soprattutto nel periodo successivo alla Seconda guerra mondiale. Questa
dirigenza culturale seppe imporsi a Bari: negli atenei più che nelle stanze del
potere politico, anche qui seguendo il quadro nazionale, regioni rosse a parte. E la
destra? Fu dominata fino al 1986 (anno della sua scomparsa) da “don” Araldo e
da altre figure: tra gli altri, Ernesto De Marzio, don Olindo del Donno (questa
volta senza virgolette: come noto, era un sacerdote), Achille Tarsia Incuria.
Fin quando il cerignolano (sì, un altro!) Giuseppe Tatarella non emerse, già
giovane durante gli stessi anni Sessanta e poi, sempre di più, Settanta ed
Ottanta, fino a diventare leader del Movimento Sociale ben oltre la Puglia e
poi di Alleanza Nazionale, partito della cui nascita fu tra i principali
ispiratori, assieme a Gianfranco Fini e Domenico Fisichella. Il fatto che Bari,
quando ha voluto e potuto contare a livello ‘romano’, fosse guidata ora da un
salentino, Aldo Moro, ora dal foggiano di origine Tatarella, fa pensare, forse,
alle capacità della città rispetto alla costituzione di una solida classe
dirigente. Lo stesso accadrà per il futuro leader e presidente del Consiglio (1998-2000)
Massimo D’Alema, un po’ romano, lucano e salentino insieme, eppure legatissimo a Bari nei suoi anni giovanili di impegno politico nelle
organizzazioni di partito e studentesche comuniste. Qualche curiosità su
sindaci ‘nascosti’ della Bari postfascista e poi repubblicana? Chi ricorda Francesco
Chieco (1899-1981), sindaco di destra, monarchico, primo cittadino di Bari
tra il 1952 ed il 1956? Grazie alla sua passione per l'automobilismo fu
organizzata per anni una famosa competizione di auto sul lungomare (“Quando il
lungomare di Bari era capitale della Formula Uno”, titolò la Repubblica edizione Bari nel 2017), sua anche l’idea della corsa automobilistica “Fasano-Selva”,
ancora attiva. Sua moglie, Maria Chieco Bianchi, fu eletta a Fasano, tra le
prime donne sindaco d’Italia, poi anche parlamentare per il Partito Nazionale
Monarchico. Potremmo impiegare mezzo giornale, inoltre, per parlare di tanti
primi cittadini, forse più popolari, tra cui Nicola Damiani e Renato Dell’Andro, sindaci morotei di
Bari tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio del decennio successivo.
Lozupone, Trisorio Liuzzi, Laforgia (Antonio), Farace e Vernola (Nicola) ancora
i sindaci Dc. Dopo i nove anni di De Lucia ci fu il ritorno Dc con Enrico Dalfino, sindaco durante l’arrivo
della nave Vlora dall’Albania. Poi Laforgia (Pietro, Pds), Buquicchio (Dc), il
citato Memola (Psi) ed il resto è storia recente: Simeone Di Cagno Abbrescia,
Michele Emiliano, Antonio De Caro.