Pier Paolo Pasolini (1922-1975), intellettuale, regista e poeta che non ha bisogno di presentazioni, quest'anno è stato al centro di più momenti di rievocazione ed approfondimenti. Il centenario della nascita del letterato di Casarsa -dal paese friulano in provincia di Pordenone dove trascorse la sua infanzia- ha offerto la possibilità a numerosi momenti attorno alla feconda e plurima memoria derivante dal multiforme impegno culturale e civile di Pasolini. Quest'anno anche l'importante evento cinematografico barese del Bif&st ha inteso ricordare la sua figura, specie chiaramente quella del cineasta, da sempre particolarmente apprezzato dalla critica per la capacità di offrire coi suoi film notevoli spunti narrativi ed interpretativi. Opere ora ispirate al ritorno ai classici ora, appunto, alla spigolosità di questioni sociali e culturali all'epoca ancora divisive (e molto spesso ancora oggi, da qui la sua sempre cocente attualità). Ma ai film contrassegnati da graffiante analisi sociale ed alla questione della riflessione sul senso e sul ruolo del potere, Pasolini seppe unire anche realizzazioni poetiche ed ispirate ad una lettura surreale e suggestiva del presente (si pensi all'episodio "Che cosa sono le nuvole?" del film Capriccio all'italiana, del 1968, con Totò, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Domenico Modugno e Ninetto Davoli). Per non parlare, poi, dei film legati alle storie evangeliche: celeberrimo il suo Il Vangelo secondo Matteo, del 1964. Molto si è detto sui legami tra Pasolini e la Puglia. Ecco, proprio il film appena citato fu girato anche in Puglia, a Massafra. "Anche" perché magna pars dell'opera vide come proscenio ideale Matera, nella vicina Basilicata. E vicina è anche Matera, terra così prossima all'area del barese e dalle similari morfologie paesaggistiche: la Murgia barese di qua, quella materana di là. Ma Pasolini già nel 1952 si era interessato all'anima profonda pugliese. È infatti l'anno in cui compone una ricerca sulla poesia dialettale italiana: "Poesia dialettale del Novecento", edita per i tipi delle edizioni Guanda. Regione per regione, Pasolini sceglie i migliori poeti esercitatisi nelle lingue dei vari territori italiani. Per la Puglia, ecco la figura del poeta Antonio Nitti (1886-1951), vissuto nella stagione verista e crepuscolare fra Otto e Novecento, "durante quel momento effusivo e sentimentale che si manifestò in tutti i dialetti della penisola, dietro l'esempio del Pascoli e del Di Giacomo" (così Giacinto Spagnoletti). Pasolini nota che Nitti, "pur provenendo dalla tradizione locale, appartenga già a una nuova generazione". Pasolini amerà poi anche Taranto, dove giovanissimo, tra gli anni '50 e '60, partecipò ad un famoso ed importante premio letterario, presieduto da Giuseppe Ungaretti. E dove tornerà tempo dopo, immergendosi in acque vicinissime alla grande e nota industria dell'acciaio. Stiamo per arrivare al Pasolini 'barese' (scrisse anche su Alberobello), prima però non possiamo dimenticare la sua breve permanenza a Lecce, addirittura nell'ultima settimana della sua esistenza, nel 1975, quando nel Salento si lasciò affascinare dai canti in griko, l'antica lingua dei greci 'pugliesi'. Ecco invece Pasolini a Bari, Pasolini che parla di Bari. È il 1951, lo scrittore ha ventinove anni e capita nel capoluogo in treno: ci rimarrà solo una notte. Mosso dall'idea di realizzare una sorta di guida del Sud (opera che purtroppo restò incompiuta), parlò poi di Caserta, come accennato Alberobello (bella testimonianza nel Museo del Territorio della città dei Trulli) e Bari, pubblicando sulle riviste Il Quotidiano e Il Popolo di Roma, sempre nel 1951, l'esito di questi piccoli viaggi. Il testo è stato poi pubblicato dalla Mondadori in "Romanzi e Racconti 1946-1961".
Il soggiorno qui sarà dunque brevissimo: probabilmente, chissà, perché il poeta era già conscio del non avvio dell'iniziativa editoriale. A Bari Pasolini dedica un racconto di cui vi proponiamo, nel nostro focus, i passaggi più significativi. Il testo ha per titolo "Le due Bari". Lo scrittore, dopo aver perso il taxi per l'Albergo delle Nazioni, opta per una camera in affitto nei pressi della stazione. Qui dorme e qui interiorizza il suo racconto. Ma perché Bari a Pasolini appaiono "due"? Ha scritto Lucia Rita Di Bari: "Con esemplarità, tra incanto e realismo, egli riesce a sondare quel doppio nell’identità barese: stregata e inquietante di notte, luminosa e fatata di giorno".
Marino Pagano