L'economia sommersa? Quando emerge la paghiamo noi

Una guerra tra poveri, ma soprattutto un cumulo di reati. Stiamo
parlano del lavoro nero, dell’economia sommersa, che nel nostro Paese continua a
macinare cifre impressionanti, visto che vale 202,9 miliardi di euro e
rappresenta l’11,3% del Pil. Un’economia che produce danni alle imprese, grandi
e piccole, che affrontano le difficoltà del mercato comportandosi correttamente,
retribuendo i lavoratori secondo le norme contrattuali, versando i contributi e
pagando le tasse.
I numeri li ha dati la Confartigianato con uno studio dal quale
emerge che tra lavoratori irregolari e operatori abusivi gli “occupati” del sommerso
sono 3,2 milioni, e fanno sì che questo particolare settore sia il terza nell’economia
italiana, dopo i servizi che danno lavoro a 16,3 milioni di addetti e il
manifatturiero che occupa 4 milioni di addetti. I danni li subiscono le imprese
che devono combattere con una concorrenza sleale, i consumatori che rischiano
sotto il profilo della sicurezza e, infine, le casse dello Stato. Cifre
impressionanti, se si considera che il tasso di lavoro irregolare sull’occupazione
totale è del 17,5%.
In
alcuni settori gli irregolari sono più dei regolari. Ad esempio, un milione di
abusivi minaccia 710 mila imprenditori perlopiù operanti nei settori
dell’acconciatura ed estetica, dell’edilizia, della meccanica e/o riparazione,
dell’impiantistica, dei trasporti, della riparazione di beni personali e per
la casa, della cura del verde, della comunicazione, dei traslochi. I rischi maggiori
di infiltrazione abusiva li
corrono le imprese più piccole, soprattutto quelle artigiane, che operano
in questi comparti. Basta ricordare cosa è accaduto durante il lockdown del 2020
e la chiusura delle zone rosse nel 2021 per capire quanto capillare e diffuso
sia il fenomeno, soprattutto in riferimento ad alcuni àmbiti come acconciatura
ed estetica. .
I dati della Puglia
sono di tutto rispetto: il 15,9% del totale degli occupati è irregolare, gli
imprenditori abusivi sono 78.100 e non può consolarci che nella speciale
classifica siamo dietro Lombardia (130.800), Campania (121.200), Lazio
(111.500) e Sicilia (95.600).
La motivazione
fondamentale di chi ricorre a imprenditori abusivi o lavoratori irregolari è la
ricerca del prezzo più basso, del risparmio immediato. Anche se spesso poi ci
si ritrova a dover correre ai ripari, soprattutto per i piccoli lavori edilizi
e di impiantistica, dall’idraulica all’elettricità.
Gli operatori abusivi e gli irregolari non minacciano soltanto
la stabilità economica di molti piccoli imprenditori, costretti a confrontarsi
con una concorrenza sleale, che rischia di travolgerli, ma anche l’equilibrio
dell’intero sistema economico. Danneggiano tutti noi.
Non basta l’azione di contrasto della guardia di Finanza che in
Puglia nel 2020 ha scoperto 183 evasori totali e 677 lavoratori irregolari o in
“nero”, sequestrando beni per circa 40 milioni di euro per reati in materia di
imposte dirette e Iva. Un ruolo importante tocca a noi quando rivestiamo il
rullo di consumatori, di utilizzatori di servizi o prestazioni d’opera.
La legalità è un valore importante, sempre, non a giorni alterni
o secondo la propria convenienza. E va perseguito in prima persona da ognuno di
noi, non soltanto preteso. La legalità si concretizza nella quotidianità, nei
piccoli gesti, nel rispetto delle regole, a cominciare dalla fila al
supermercato, proseguendo con l’estetista o il barbiere che viene a casa e non
rilascia la ricevuta, finendo al muratore-amico o all’idraulico-amico che ci
cambia la tazza del water o lo sciacquone dello stesso, che mette in tasca i
soldi e fila via.