La Puglia come un
maratoneta che, dopo aver condotto la gara in testa, a pochi chilometri dal
traguardo comincia a rallentare e vede assottigliarsi progressivamente il suo
vantaggio.
È questa l’immagine
scattata dalla Banca d’Italia nel tradizionale “Aggiornamento congiunturale”
sull’economia regionale. Se nei primi sei mesi la crescita è stata del 5,6%
(già inferiore al 6% del 2021), nei successivi tre mesi il rallentamento si è
fatto vistoso, a causa dell’incremento dell’inflazione e dei costi di produzione,
da quelli delle materie prime a quelli delle bollette energetiche. E così, come
un aereo con il carburante agli sgoccioli, il sistema economico regionale tenta
un ammaraggio di emergenza, planando a motori spenti verso il mare.
E i motori spenti preoccupano soprattutto
in vista del futuro. Non a caso le imprese interrogate da Bankitalia prevedono
un ulteriore rallentamento per i prossimi sei mesi, cioè fino a tutto marzo
2023, sia per quanto riguarda le vendite, sia sul fronte degli investimenti.
Eccola la
differenza tra chi opera e combatte quotidianamente sui mercati e chi invece pensa
a festeggiare e a spacciare successi mondiali. I primi sanno bene di non
potersi cullare su quelli che sembrano buoni risultati, ma di dover guardare
sempre al prossimo passo, al passaggio successivo, interpretare i segnali per
adeguare la risposta. I secondi hanno il solo obiettivo di magnificare le sorti
del momento, attribuendosi meriti che non hanno. Anzi.
Insomma, è
inoppugnabile che nei primi nove mesi del 2022 la crescita abbia riguardato
tutti i principali settori di attività economica. Ma è altrettanto inoppugnabile
che il rallentamento è ormai in atto e in maniera consistente. È vero che le
esportazioni sono cresciute del 24,7%, ma quel dato va spacchettato,
interpretato. Innanzitutto, siamo cresciuti meno del resto del Mezzogiorno
(+32,4%) e un po’ più del dato nazionale (+22,5%). Ma la dinamica espansiva
dell’export è stata in parte sostenuta dagli aumenti dei prezzi di vendita,
tanto che, a prezzi costanti, la crescita delle esportazioni è molto più
contenuta (+10,5%).
È indubbio che il
settore delle costruzioni sia quello che ha fatto registrare l’andamento
migliore, ma è altrettanto indubbio che ha continuato a beneficiare delle
agevolazioni fiscali per la riqualificazione del patrimonio edilizio. A fine settembre in Puglia erano state depositate quasi
20.000 asseverazioni riguardanti il “superbonus”, un valore quasi quadruplo
rispetto alla fine dell’anno scorso. L’importo totale degli investimenti
ammessi a detrazione è stato pari a oltre 3 miliardi di euro, il 6% del totale
nazionale, mentre l’importo medio è risultato pari a circa 153.000 euro, valore
inferiore alla media italiana (167.000). Numeri importanti, che alla luce
delle modifiche in arrivo rischiano una frenata.
Qualcuno potrebbe festeggiare la crescita dell’occupazione, ma attenzione perché gli occupati sono cresciuti del 6,1%, soprattutto grazie a edilizia, servizi turistici e commercio, con un saldo netto di +71.500 nuove posizioni, ma il dato è in calo rispetto allo stesso periodo del 2021, soprattutto per effetto dell’aumento delle cessazioni, che nello scorso anno erano limitate dal blocco dei licenziamenti. In realtà, le assunzioni nette hanno avuto un andamento simile a quello dello scorso anno, per poi rallentare a partire da giugno.
Com’è evidente, sono tutti effetti di una situazione internazionale sulla quale non si può incidere. Cosa fare? Studiare le analisi di Bankitalia e immaginare linee di intervento per consolidare l’intero sistema, invece di continuare a festeggiare i fragili successi turistici, magari con l’aiuto di un “think tank”, come sostenuto su queste pagine qualche numero fa.