Tra ordinario e straordinario, le spese dei comuni sono la fotografia di cosa la politica sceglie di fare. Nei giorni in cui si torna a discutere di fondi e allocazioni, vale la pena capire nella nostra Puglia come vengono investiti i soldi e su cosa si decide di puntare. Entrate ed uscite, quindi. I comuni chiudono i bilanci, esattamente come tutti gli altri enti pubblici e privati. Esistono delle spese però che sono finanziate in «conto capitale», ovvero fondi introdotti per risultati che non appartengono all’anno corrente. Secondo la norma: «Per l'attivazione degli investimenti gli enti locali possono utilizzare: entrate derivanti da trasferimenti in conto capitale dello Stato, delle regioni, da altri interventi pubblici e privati finalizzati agli investimenti, da interventi finalizzati da parte di organismi comunitari e internazionali». Quando si parla di investimenti pubblici si intendono tutte le spese in conto capitale di un’amministrazione. In generale, sono comprese tutte le attività che permettono di incrementare il capitale iniziale fisico, tecnologico o umano. Per esempio, un investimento nella ricerca e nello sviluppo può portare all’ottenimento di una tecnologia migliore e più efficiente. Per chiarire la tipologia di spesa, è giusto che si identifichi quale tipo di investimento si realizza in «conto capitale». Questo capitolo comprende tutta una serie di voci che vanno a finanziare opere e investimenti pubblici. Si includono i tributi in conto capitale, contributi da altri enti agli investimenti e trasferimenti in conto capitale per l’estinzione di debiti e ripianamento di disavanzi.
Il comune di Bari, ad esempio, ogni anno redige un elenco di beni proprietà dell’amministrazione che non rientrano nella progettualità futura. Dunque, nel caso di specie, ci sono immobili che possono essere venduti o fittati. Nel secondo caso, trattandosi spesso di strutture in disuso, i canoni di locazione sono molto bassi rispetto al bene in discussione. Così da permettere a chi fosse interessato di investire di sua tasca sul riammodernamento.
A guidare la classifica degli investimenti virtuosi è come spesso accade la Lombardia che impegna il 15,3% del proprio bilancio. Seguono la Campania con l’8,2%, il Trentino-Alto Adige con il 7,5% e il Veneto a 7,5%. Fanalino di coda sono l’Umbria, impegnata per l’1,1%, Valle d’Aosta con lo 0,8% e il Molise ultimo a 0,6% spesa. La Puglia si piazza alle spalle del podio, impegnando il 7,3% del proprio bilancio in investimenti.
Come detto però, è necessario che questi investimenti siano sostenuti da incassi. In conto capitale appunto. Tra le città capoluogo di provincia è Bari la pugliese che intercetta più finanziamenti pro capite. In media 91, 92 euro per cittadino. Poco meno di un quarto rispetto a Milano, meno della metà rispetto a Napoli e circa quaranta euro meno per cittadino di Messina. Secondo i dati forniti da Openbilanci che fanno riferimento al 2020, Lecce invece riesce ad ottenere 86,35 euro per ognuno dei suoi cittadini, più di Brindisi che si ferma a 66,43 e Taranto che non va oltre i 60 euro a testa. Anche nel nord barese i numeri non cambiano. Barletta registra una media di 51,73 ad abitante, Andria la più vicina a Bari 86,70 euro. In linea con Barletta c’è poi Trani, il cui incasso è di 50,22 euro. Record pugliese lo detiene invece Foggia che per i foggiani riceve circa 100 euro pro capite.
L’amministrazione guidata da Antonio Decaro nel 2021 ha registrato oltre 370 milioni alla voce entrate in conto capitale. Di questi gran parte sono contributi agli investimenti, ben 330 milioni. Una parte residuale invece proviene dai beni alienati. 21 milioni, e da altre entrate in conto capitale che ammontano ad una cifra di 20 milioni circa. Numeri che un po’ causa covid, un po’ causa di finanziamenti destinati ad altre voci di spesa si sono ridotti nel bilancio consultivo 2022-24. Infatti, secondo quanto scritto nel bilancio approvato nel 2022, il triennio porterà nelle casse della città poco meno di 257 milioni di euro. La differenza sostanziale rispetto al passato è che quest’anno quella voce di spesa si riferisce esclusivamente al perimetro delle risorse «della pubblica amministrazione» e, dunque, a carico di Autorità nazionali. Sono state così escluse le altre fonti di finanziamento, comprese le risorse europee.
Quello che certamente risulta di maggiore interesse sono le possibilità che questo tipo di fondi possono garantire ai comuni. E quindi ai cittadini. Si è detto molto degli investimenti pubblici mancanti. È lì che bisogna immaginare il potenziale di questa voce del bilancio. Chiarito che l’alienazione di immobili non può incidere sulla capacità di intervento di un comune, alle amministrazioni il compito di sviluppare sistemi per intercettare il numero maggiore di finanziamenti. Siano questi regionali o statali. A fronte del grande flusso di denaro in arrivo dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, le amministrazioni possono mettere mano ai bilanci per realizzare interventi secondari. Le aree di intervento del Pnrr coprono la stragrande maggioranza dell’interesse pubblico, ecco dunque l’importanza della progettualità. Se i tempi imposti dall’Europa dovessero essere rispettati, la città sarebbe pronta ad una trasformazione. La riqualificazione della piazza di Santo Spirito, i quasi cinque milioni di Costa sud in cui è compreso l’intervento nell’area di Valenzano, l’avvio dei lavori per la nuova statale 16 e i prossimi interventi su Torre a Mare sono il segno di una massiva opera di modernizzazione che potrebbe interessare la città. Finanziata con il Next Generation Ue. All’amministrazione, forse quella verrà, il compito di investire così che si possa vedere completato il lavoro di questi anni. Mobilità, pulizia delle strade e ancora ambiente, i temi che dovranno dettare l’agenda degli investimenti di Bari. Non possono mancare interventi sull’edilizia scolastica e universitaria. Efficientare la città. Dovrà essere questa la sfida per il futuro. Investire per rendere il comune e la regione maggiormente protagoniste del dibattito nazionale. In questo senso le tante realtà che si sono avvicinate al territorio rappresentano sponde importanti per lo sviluppo. E’ altrettanto vero che entrate maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Molti sono i casi di investimenti inefficaci. Il banco di prova questa volta è impreziosito dall’importanza del momento storico, sbagliare ora non sarà perdonabile. Utilizzare le disponibilità dei comuni in maniera complementare rispetto al grande flusso del Pnrr, significherà aver investito in maniera efficace i soldi della cosa pubblica.