«A trent’anni, sento di dover essere io a scegliere il mio dove, non più in balìa di occasioni a cui resterò grato e affezionato. Certo, tornare non è detto che sarà la scelta definitiva, ma è comunque una scelta…
Lo è per me e lo è per tanti altri. Molti vanno e tornano senza cambiare mai la residenza. Però le loro storie raccontano l’Italia. E si somigliano: chi emigra ha due cuori, distanti e pulsanti, e sente nel petto un’aritmia che non può durare per sempre. Il bisogno che uno dei due prevalga si fa col tempo fisiologico ma complesso, mentre si intesse fitto con sensazioni diverse. C’è ad esempio, in fondo allo stomaco, un senso di colpa e di rivalsa insieme: che ne sarà di casa se non torna nessuno?».
Sono parole, lette tempo fa, di un giovane che ha scelto di mollare tutto e di ritornare al Sud, dove in alcuni casi c’è il rischio fondato di trovare il buio. Parole che dicono tanto. Come dicono tanto le conclusioni, attualissime, di Elio Vittorini: «E nel buio io non so. Ma so che sono tornato a casa».
Ritornare in Puglia. Sì, si può. E qualcuno è ritornato e qualche altro ritornerà, con un progetto proprio coraggioso o per trovare occupazione nelle nuove aziende (nel 20021 ne sono nate dodici mila). Ad ogni modo, le prospettive restano aleatorie e “quel buio io non so” resta e fa paura. Perché l’esodo verso il Nord o verso l’estero continua: sono centomila i pugliesi in meno a distanza di un solo anno. Prima della pandemia si contavano quattro milioni 29 mila abitanti, ora invece sono 3 milioni e 930 mila. Il calo demografico è dovuto appunto alla migrazione dei giovani e per qualche verso al calo delle nascite.
Le cifre in rosso sono emerse dal rendiconto sociale 2020-2021 Inps presentato a Bari. Ergo: la “questione meridionale” è lì, ancora un macigno che pesa in tanti settori: fra l’altro, andare sotto i quattromila abitanti, significa perdere fra 200 e 300 milioni di euro del fondo sanitario. Piove sul bagnato, se è vero come è vero, che le nuove povertà sono in aumento, anche come conseguenza della pandemia (basti leggere di dati dei richiedenti il reddito di cittadinanza).
La fuga dal Sud, questa continua fuga dal Sud, dovuta a “dimenticanze” del Governo centrale, ma anche a strategie locali deboli (non sfruttiamo a tutta potenzialità la risorsa turismo, per citare un neo) va bloccata. Specie se si guarda allo svuotamento dei piccoli centri e dei borghi. Prendete la Basilicata. In questa regione, ricca di bellezze naturali, si va verso il deserto: da oggi al 2070, l’Istat prevede una perdita di 4.500 abitanti all’anno, con giovani quasi zero e pochi vecchi rimasti. Tristezza.