Chi “viaggia” verso i 60 anni ed oltre, ed è appassionato di
calcio, converrà certamente che uno dei momenti più esaltanti, sportivamente
parlando, sono stati i mondiali di Italia ‘90. Un evento che coinvolse tutti e
che venne vissuto quasi in…apnea. Per il cammino della nazionale italiana, ma
anche per quanti l’evento lo condivisero in prima persona, ospitandolo. A Bari
si visse questa esperienza probabilmente irripetibile: la città restò coinvolta
praticamente per tutti i giorni della manifestazione, con un fermento che
probabilmente non ha eguali fino ai giorni nostri.
A Italia ’90 Bari fu certamente la città italiana più
gratificata dopo Roma e Milano. Merito della presenza di un barese “doc” nella
stanza dei bottoni: Antonio Matarrese, che ricopriva l’incarico di presidente della
Federcalcio, di vicepresidente Uefa, oltre che di membro del Comitato esecutivo
che organizzava i Mondiali.
Il capoluogo ospitò cinque partite: tre nella prima fase (era
sede del girone B con Napoli), uno negli ottavi di finale e poi la “finalina”
per il terzo e quarto posto (giocata da Italia e Inghilterra). Soltanto Roma e
Milano ospitarono una partita in più, ma il capoluogo pugliese ebbe una parte
ugualmente importante: a Milano si giocò il confronto inaugurale tra Argentina
e Camerun, nella capitale la finalissima, in Puglia la finale di consolazione.
In pratica, restammo in scena fino al penultimo giorno della manifestazione, il
7 luglio, con gli occhi del mondo puntati. Una bella soddisfazione, non c’è
dubbio, all’altezza dello stadio “San Nicola”, progettato da Renzo Piano e
realizzato dal Consorzio Stadium. All’epoca uno degli impianti più moderni al
mondo.
Ebbene, tutto questo potrebbe in qualche modo ripetersi nel
2032, tra dieci anni, se all’Italia verrà assegnata l’organizzazione del
campionato Europeo di calcio. Nelle passate settimane il ministro per lo Sport
e i Giovani, Andrea Abodi, ha sottoscritto una lettera di sostegno inviata all’Uefa
per la candidatura della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Nel documento si
definisce la prestigiosa manifestazione calcistica continentale “un evento di
pubblico interesse e di rilevanza nazionale”. Nella sostanza, il governo ha
voluto così garantire ‘pieno supporto’ alla Figc, dichiarandosi disponibile a
facilitare, entro il prossimo mese di marzo, l’invio del dossier completo con l’implementazione
delle garanzie scritte delle autorità nazionali e locali, oltre alla
definizione di un gruppo di lavoro istituzionale per coordinare le attività. L’assegnazione
(per il 2032 è in lizza anche la Turchia) è fissata nella riunione del Comitato
Esecutivo Uefa nel settembre 2023. Va ricordato che l’Italia ha già ospitato l’Europeo
nel 1968 e nel 1980, oltre alle quattro gare dell’ultima edizione itinerante.
Da definire i dettagli. La città “capofila” sarà quasi
certamente Milano (che si è mossa con un certo anticipo) con Roma in seconda
battuta. Naturalmente, di concerto con una seria di altre sedi possibili. Bari
fa parte certamente dell’opzione in ogni caso.
L'ipotesi della federazione, infatti, prevede il
coinvolgimento di dieci città italiane e dei rispettivi stadi: Milano, Roma,
Napoli, Bari, Palermo, Cagliari, Genova, Bologna, Firenze e Torino. Le
gare si svolgeranno tra giugno e luglio 2032 con la partecipazione di 24
nazionali europee.
A metà ottobre la giunta comunale di Bari ha approvato la
delibera contenente i documenti denominati “Host City Agreement” e “Stadium
Agreement”, trasmessi dalla Figc per la candidatura delle città prescelte a
ospitare alcune partite della fase finale del Campionato Europeo di Calcio Uefa
2032. A tal proposito l’amministrazione comunale ha affidato ad un gruppo di
lavoro interno agli uffici, il coordinamento di tutte le attività propedeutiche
alla compilazione del dossier di candidatura che dovrà essere presentato entro
il prossimo mese di marzo.
L’impegno è gravoso, ma al tempo stesso di grande prestigio:
nell’ambito degli aspetti richiesti dalla Uefa, ci sono sia elementi e dati
relativi all’infrastruttura sportiva, lo stadio “San Nicola”, sia dettagli
legati al sistema ricettivo e dell’accoglienza della città. Tra l’latro, si
dovranno fornire indicazioni specifiche sul rispetto dei requisiti per la
preparazione, l’allestimento, l’organizzazione e la chiusura del torneo nella
città ospitante. Si dovrà poi partecipare all’organizzazione dell’Uefa Festival
(comprese le Fan Zone e il Trophy Tour) e di qualsiasi altro evento aggiuntivo
organizzato ad hoc; adottare tutte le misure necessarie per garantire la
sicurezza di tutte le persone che partecipano agli eventi legati al torneo nel
territorio, in conformità con tutte le norme applicabili e le buone pratiche,
compresi, ma non solo, l’assistenza medica e le misure di sicurezza concordate
in collaborazione con le autorità nazionali e la federazione ospitante; fornire
e mettere a disposizione tutti i servizi pubblici nel territorio, ad esempio
servizi antincendio, sanitari, paramedici e di polizia; proporre e coordinare
un Host City Mobility Concept definendo tutte le politiche di gestione del
traffico necessarie assicurando un sistema di trasporto pubblico di alta
qualità che colleghi lo stadio al centro città, alle stazioni ferroviarie, all’aeroporto/i,
ad altri snodi di trasporto e ai principali alberghi e aree ricettive.
Insomma, una bella prova di efficienza dalla quale poi
dipenderà il successo della manifestazione, al di là degli aspetti sportivi. Ce
la faremo? Probabilmente sì, se remeremo tutti nella stessa direzione. Dieci
anni di attesa (e di lavoro) possono sembrare tanti, ma tutto arriva…